Archivi del mese: novembre 2011

apericiclo per ciclofficina al Belleville

Giovedi 1: incontro sulla Ciclofficina (h. 18.00) e presentazione del libro a fumetti “Bottecchia” con apericiclo (dalle 19.30)
 
“Chi viene da fuori non ci crede, che a Genova si possa girare in bicicletta. Ma al Belleville si ritrovano molti di quegli appassionati di bici urbana che sfidano le salite anche con un uso sapiente di ascensori e falsipiani. Così, insieme a loro, abbiamo pensato di sfruttare i nostri fondi per aprire una ciclofficina, dove riparare le nostre bici e soprattutto imparare ad aggiustarcele da soli, un po’ per la crisi un po’ per piacere un po’ per un’economia sostenibile. Ne parliamo giovedi, tra le altre cose.”
 
cari ciclisti urbani o simpatizzanti,  domani ci vediamo al Belleville dove abbiamo a disposizione un locale per sporcarci le mani con la meccanica delle nostre biciclette ed imparare od insegnare a ripararla.
 
a presto! e passate parola!

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Donne in Bici – finalmente!

… avete voglia di tirare fuori dalla cantina la bicicletta impolverata ma il traffico vi fa paura?
… vi piacerebbe accompagnare i bambini a scuola con la bici ma non vi sentite sicura ?
… vorreste andare al lavoro in bicicletta ma non avete idea di che percorso potreste fare?
… il giubbino, il caschetto, i diritti e i doveri dei ciclisti – non avete informazioni precise?

Finalmente! Primo incontro delle Donne in Bici (e di chi lo vorrebbe diventare).

Domenica, 27.11.2011, 15.30 Porto Antico

Ci incontriamo (in bici, per chi ce l’ha) dove parte il Navebus (fra Acquario e Bigo), poi andremo in qualche posto lì vicino.

Facciamo una bella chiacchierata, riveliamo i nostri sogni in bici e mettiamoci d’accordo sugli incontri successivi.

Per più informazione, scrivete una mail donneinbici@gmail.com

Kirsten e Sarah

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Zena bikepaths: “in pausa pranzo al mare”

Quest’anno ho scoperto la bici sul treno in città! Meglio tardi che mai!

Ero già stato diverse volte sul treno con la mia bici al seguito ma per tragitti abbastanza lunghi e con la sacca per contenere il telaio e le ruote smontate.

Sapevo che il treno era potenzialmente una buona alternativa a lunghi percorsi su strade trafficate ma non avevo ancora sperimentato l’uso sulla tratta urbana e l’ebbrezza della gratuità del trasporto della bici al seguito prorogata per il 2012!!!!!.

Ma veniamo ad un esempio pratico molto sfizioso per staccare completamente dalla quotidianità sfruttando un’oretta di pausa pranzo:

PAUSA PRANZO AL MARE COL TRENO + BICI per chi lavora in centro ed ha un’oretta di tempo:

Partendo dalla centralissima Brignole ed avendo a disposizione un’ora o poco più, si può sfruttare il treno per arrivare al mare in posti stupendi  in poco tempo.  Ovviamente si può fare anche in altri momenti della giornata ma d’inverno al mare si sta bene a mezzogiorno e possiamo sfruttare questi momenti magici e rigeneranti  per affrontare il pomeriggio al top!

BRIGNOLE – STURLA:  c’è un treno in partenza alle 12.20 e quello dopo alle 13.05 ma non sono adibiti al trasporto bici (si evince che Trenitalia incentivi il treno+bici per tutte le centinaia di ragazzini pendolari che tornano da scuola……) quindi stando alle regole possiamo andarci solo con la pieghevole…….

In meno di 5 minuti siamo a Sturla ed in circa 4 minuti siamo in Via Flavia passando per via al Capo di Santa Chiara. In un attimo siamo in una delle baie genovesi forse meno conosciute ma più belle ed isolate dal resto del mondo.

Un angolo di natura dal quale si gode solo la vista del mare e degli scogli affioranti che accompagnano lo sguardo verso Vernazzola ad est e verso Boccadasse ad Ovest, ma né l’una né l’altra si scorgono da questa posizione, avendo l’impressione di  essere approdati in un’isola deserta, soprattutto d’inverno visto che non è molto frequentato.

Con la bella stagione,poi , avremo anche la possibilità di avere l’appoggio dei Bagni Santa Chiara dove gustare ottimi piattini sul vascello dei pirati.

Questo posto  meraviglioso si può raggiungere anche passando sugli scogli da Vernazzola ma lasciando la bici in quota in via al Capo di Santa Chiara si può sfruttare questa per raggiungere facilmente Albaro e tornare in bici a Brignole senza riprendere il treno. Per arrivare ad Albaro ci sono piccoli strappi e poi tutta una bella discesa fino a Brignole passando per via Francesco Pozzo e Via Dassori. In circa un quarto d’ora siamo di nuovo a Brignole (con un pò di allenamento) .

Oppure si può tornare da Corso Italia prolungando al massimo il contatto visivo col nostro amato mare, ed in un quarto d’ora circa saremo di ritorno. (4 km circa che all’andatura di 15 km/h si percorrono in circa 15 minuti)

Per chi vuole tornare in treno sfruttando al massimo l’eventuale biglietto da 100 minuti, si può tornare alla stazione di Sturla in discesa da via Orlando in tre minuti. Il treno del ritorno può essere quello delle 13.34 o delle 13.50 da Sturla che in 5 minuti arriva a Brignole.

Sbrigandosi nei trasferimenti, poi si ha a disposizione una mezz’ora per il massimo relax al sole e per i più temerari per un bagno fuori stagione col favore del sole e del riparo dalla tramontana offerto dalla scogliera.  E’ un discreto “tourbillon” ma lo sbattimento viene ampiamente ripagato da una sensazione di benessere successiva.

Ovviamente dalla stazione di Sturla si possono raggiungere altre spiagge anche più velocemente come Vernazzola o Via del Tritone dove potersi  godere il mare oppure, anche se leggermente più lontana,  c’è la mitica  Boccadasse per raggiungere la quale, però, vale la pena valutare l’opzione di andarci direttamente in bici passando per Corso Italia; ci vuole circa un quarto d’ora con un’andatura media. Oppure vi si arriva facilmente risalendo via Caprera.

L’opzione treno quindi vale più per Santa Chiara o Vernazzola, in quanto è più difficile raggiungerle da Boccadasse data l’orografia dei luoghi; infatti occorre scollinare oltre il crinale che delimita il rio Boccadasse e passa per Via al Capo di Santa Chiara scendendo poi a picco sul mare verso  i bagni omonimi di cui sopra.

Purtroppo per chi usa questo sistema occasionalmente il costo diventa abbastanza alto (3€ per se e 3€ per la bici per adata e ritorno, visto che sui treni attualmente è previsto un solo viaggio) e ci auguriamo di poter avere in futuro un dialogo con AMT e Trenitalia per ridimensionare questi costi. Questa possibilità dipenderà dal numero di persone interessate ovviamente quindi parliamone con tutti i potenziali fruitori del servizio. Per chi ha l’abbonamento c’è maggiore libertà, soprattutto per chi possiede una bici pieghevole per cui non è previsto il pagamento del biglietto.

Buone pedalate!

GF

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Risultati del sondaggio “uso la bici a Genova per” al 21/11/11

Risultati del sondaggio “uso la bici a Genova per:”    al 21/11/11

Il voto è stato proposto ai 480 iscritti alla pagina Facebook “Anemmu in bici a Zena”  ed agli iscritti al blog omonimo: in tutto circa 500 persone di cui solo il 17% ha curiosato il sondaggio; è quindi possibile che chi ha votato fosse realmente motivato nel portare la propria testimonianza di utilizzo assiduo della bici; oppure che su Facebook ci fosse di meglio da fare….

Solo il 23% ha anche scelto “uso anche la moto / auto”: sarà che sono pochi quelli “sinceri” o che chi ha votato si sente veramente un ciclista urbano collaudato.

Il test era rivolto a tutti quelli che usano la bici a Genova in generale quindi anche a chi la usa solo per sport.

Vediamo i risultati:

uso la   bici per: voti % sui voti % sui votanti
andare a lavorare 20 29% 33%
fare sport 16 23% 27%
le commissioni / spesa / trasporto bimbi 16 23% 27%
per qualsiasi spostamento 12 17% 20%
arrivare alle stazioni / fermate dei mezzi pubblici   (intermodalità) 6 9% 10%
subtotale 70 100% 117%

I dati ci dicono che un buon 20% dei votanti usa la bici “per qualsiasi spostamento”: sono gli irriducibili della bicicletta in città! Sono 12 “beati” a due ruote che stanno già provando cosa significhi la totale libertà data dal mezzo! Invito coloro ad esprimere tutta la loro gloriosa esperienza per infondere il loro ciclottimismo agli altri!

Il 27% dei votanti la usa per fare sport e, visto che c’era la possibilità di rispondere “per lavoro” è facile che questi la usino anche nel tempo libero per tenersi in forma. In effetti a Zena ci sono un mucchio di bei posti dove sgambettare in mezzo alla natura ad un passo da casa.

Altri 27% già usano la bici per fare le commissioni in centro, la spesa o per accompagnare i loro bambini a scuola.

Un terzo dei votanti la usa per andare a lavorare quindi se ne deduce un uso quotidiano in città, forse in alternativa ad un utilizzo più saltuario; solo una piccola parte pari al 10% usa anche i mezzi pubblici con la propria bici e probabilmente possiede una bicicletta pieghevole che ben si adatta a questa modalità così comoda per gli spostamenti lunghi sulla tratta cittadina.

Consideriamo come base di calcolo il totale dei voti scremati di quelli “uso anche la moto / auto” che sono su di un altro piano rispetto agli altri. Abbiamo 70 voti.

E’ stata usata l’opzione di scelta multipla e alcune scelte erano sovrapponibili tra loro quindi non è detto che tutti i 70 voti siano anche votanti: ipotizziamo che solo 60 persone abbiano votato considerato che la scelta era multipla e purtroppo la piattaforma POLLDADDY non dice quanti sono stati i singoli votanti.

Ci sono state circa 85 visualizzazioni del sito ma i voti singoli sono stati certamente minori quindi una parte dei visitatori o non si sente rappresentata o non è riuscita a votare: ho notato alcuni problemi di ritardo nella visualizzazione del test e vi chiedo se anche voi avete avuto lo stesso problema; alcuni potrebbero anche non averlo neppure visualizzato mentre altri potrebbero essersi dimenticati di premere il pulsante “vota”.

Chi non avesse ancora votato è ovviamente invitato ad andare sulla scheda “sondaggi” del blog e farlo; è stato realizzato anche un secondo sondaggio sulla tipologia di ciclista urbano da cui ciascuno si sente più rappresentato.

Sono ben accetti commenti, condivisioni, preferenze e richieste di temi per nuovi sondaggi!

Al prossimo sondaggio. Per l’appunto!

GF

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Sondaggio: “i ciclisti urbani non sono mica tutti uguali”

vediamo un pò come ci sentiamo in sella alla nostra bici in città:

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Apericiclo con Autore e concepimento della prima Ciclofficina zeneize

Segnaliamo un bell’evento al Belleville, Circolo Arci di Vico Calvi 4 a Genova, venerdi 11 Ottobre : M. Marziani e il suo “Umberto Dei, biografia non autorizzata di una bicicletta”.

da http://umbertodei.wordpress.com/

Chiacchiere con l’autore e primo incontro ciclofilo per condividere l’idea di aprire una CICLOFFICINA negli scantinati che il Circolo mette a disposizione, dove chi ha la conoscenza della manutenzione di base della bicicletta insegnerà a chi lo desidera a riparare il proprio mezzo.

Per non restare a piedi al primo chiodo e per non abbandonare la bici se si rompe!

Sono benvenute collaborazioni per far nascere e crescere questa idea. Spargete la voce a chiunque possa essere interessato ad aiutarci in questa iniziativa che sarà il benvenuto: dal nonno corridore patito meccanico al nipote col pallino della riparazione della mountain bike, fino al vicino di casa tuttofare!

l’apericiclo inizierà alle 19.30

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Nell’inferno d’acqua nascono gli angeli del fango; e le biciclette resistono

Genova si è trasformata in un’ora in un inferno di acqua e fango: dappertutto scene di tragedia e di desolazione, di corpi alla ricerca della salvezza, di veicoli animati trascinati dal caso come zombie assassini, tra liquami gasolio e ratti.

Ma basta un giorno per veder nascere dal fango gli angeli spalatori: migliaia di ragazzi provenienti da tutta la città animano con il loro entusiasmo quei luoghi; il lamento ed il pianto cedono il passo alle grida  di incitamento dei propri compagni di lavoro, ai cori plasmati per l’occasione, agli applausi degli anziani e di chi non ha potuto dare una mano.

Questi giovani dimostrano la voglia tangibile di avere la possibilità di contare qualcosa, di dare un contributo concreto al cambiamento, per quel che gli è dato fosse solo per un giorno.

Le nuove generazioni, che spesso sono tacciate di non avere ideali, di pesare sulle proprie famiglie, e di perdere il proprio tempo tra musica e computer, ci hanno mostrato tutto il loro senso di responsabilità e di appartenenza alla propria città lasciando a casa la comodità ed inforcando una pala.

Questo dona un respiro di sollievo a chi crede che ci sia ancora tanta strada da fare per rendere questa città più vivibile, per noi che ci viviamo e per le nuove generazioni, e che cerca incessantemente una tensione verso questo nuovo equilibrio.  Sapere che le nuove generazioni possano infervorarsi per il bene comune dà veramente molta speranza ed un senso di benessere.

E la vivibilità si estrinseca in molteplici aspetti, tra i quali giocano un ruolo fondamentale quelli legati al rapporto con la natura ed alla sua riscoperta, alla sicurezza, alla qualità del proprio tempo libero, alla comodità ed alla qualità degli approvvigionamenti, alla presenza di spazi aperti fruibili da tutti.

E questi aspetti mal si conciliano con la realtà odierna, fatta di interessi vecchi e privati, di privilegio della proprietà privata su quella condivisa; simbolo di questa follia tutta moderna è l’automobile in nome del cui interesse vengono realizzate le opere più avide di territorio, così prezioso soprattutto in una città come la nostra.

Ed è proprio l’automobile che abbiamo visto venerdì scorso diventare padrona incontrastata ed autonoma degli spazi, cavallo imbizzarrito e scosso che corre la sua corsa disperata senza potersi porre il problema se sul suo cammino c’è un passante, inerme di fronte al suo peso incontrastabile od un bambino che cerca riparo con la propria madre in un portone.

E abbiamo visto molte persone impossibilitate a fare a meno della propria auto anche in condizioni che sarebbero al limite anche per mezzi militari;  così come autisti che hanno sfidato metri d’acqua pur di salvare il loro mezzo, forse più importante della propria stessa vita in quel momento. Abbiamo dovuto constatare anche l’alto valore di quei mezzi trasformarsi in danno ai singoli ed alla collettività.

Questo è il modello che vorremmo veder cambiare, non subito, con il tempo necessario a tutte le grandi sfide epocali senza peraltro rinunciare all’auto, che può trasformarsi da mezzo privato a mezzo a chiamata a prezzi equi od a mezzo noleggiabile in situazione di bisogno reale, od almeno ridursi in numero per chi ne ha realmente bisogno e trasformarsi in mezzi meno inquinanti e sempre meno ingombranti.  E qualcosa in questo senso sta già cambiando qui a Genova, anche se per ora auto e moto fanno da padrone  ma il trand sta cambiando.

auto versus bicicletta

Ma d’altra parte abbiamo anche visto giovani angeli rinunciare alla quiete domenicale per imbrattarsi nel fango con i propri amici, e questo è lo spunto che vogliamo cogliere come slancio di rinascita.

In particolare crediamo nello sviluppo di una mobilità nuova, in linea con le necessità primarie dell’individuo e del suo convivere in modo sano a stretto contatto con gli altri cittadini: perché la mobilità racchiude in sé quegli aspetti di vivibilità che possono davvero migliorare la qualità della nostra vita.

Immaginiamo la città come un luogo dove la possibilità di muoversi con mezzi veramente compatibili con la salute propria e pubblica da un suo capo all’altro o semplicemente dalla casa al posto di lavoro possa diventare una risorsa, un tempo libero di qualità anziché un motivo di pericolo e di stress ed un tempo di fatto sottratto al proprio benessere. Anche a costo di rinunciare a qualche, peraltro non sempre veritiera, comodità.

Ma questo, soprattutto a Genova, ha bisogno di persone che ci credano profondamente, che lo vivano tutti i giorni in prima persona contagiando con il loro entusiasmo gli altri attoniti concittadini; che abbiano la forza e la voglia di chiedere un servizio di mobilità pubblica all’altezza delle loro aspettative, che possa venire incontro alla richiesta di mobilità ciclistica o “dolce” con nuovi impianti o col potenziamento degli esistenti e con nuove forme di tariffazione che tengano conto di questa modalità che è veramente nuova solo in città come la nostra, sia per la mancanza di fantasia che per la prepotenza di vecchi privilegi.

Vogliamo cogliere questa alluvione come una occasione di rinascita nella giusta direzione.

Una nota positiva in chiusura:

la bici magari si infanga:

ma resiste bene alle alluvioni:

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