In questa alluvione è balzato finalmente agli occhi di tutti il problema che ha generato lo straripamento del Bisagno, che non è dovuto al ponte della ferrovia ma alla tombatura a valle (voluta dagli amministratori fascisti e mantenuta in seguito per alimentare la attuale mobilità basata sull’automobile) ed dalla più recente geniale collocazione di una serie di negozi in fondo a Via Tolemaide, che bloccano completamente una eventuale surplus di portata che il ponte avrebbe con tutta probabilità potuto lasciar passare a valle dello stesso.
Possiamo vedere gli effetti del Bisagno sui negozi di via Tolemaide in questo video dove risulta evidente la spinta che l’acqua ha esercitato sui muri del retro demolendoli ed andando ad allagare la zona sottostante (mi dissocio parzialmente dalle affermazioni contenute nel video, che presentano Corte Lambruschini come la causa delle esondazioni, in realtà essa è si stata costruita impavidamente e contro le leggi della idraulica fluviale che prevederebbero una fascia di rispetto intorno ai torrenti, ma su terreni già storicamente non facenti parte del bacino del bisagno, almeno non dal tardo ‘800):
Ci volevano tre alluvioni perchè finalmente qualcuno a Genova iniziasse a porsi la fatidica domanda: ma perchè dobbiamo tenerci gli errori fatti ormai cent’anni fa in un momento di orgoglio fascista e considerare la città sacrificabile? è proprio una sorta di peccato originale incancellabile? In che erano consistiti questi lavori? Sono irreversibili? cosa ci trattiene?
Uno spunto di verifica lo troviamo nel video seguente che sovrappone la situazione precedente e successiva alla realizzazione della copertura (la situazione attuale ed anche quella del progetto di ristrutturazione di cui si parla tanto in questi giorni non è molto diversa rispetto a quella fascista). (per approfondimenti sui periodi storici si veda l’articoletto a cira di Marco Peschiera: http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/10/12/ARmMrLFC-bisagno_anni_errori.shtml)
Nel video si può vedere come il “tappo” del Bisagno sia causato dal restringimento di circa il 30/40% della larghezza del torrente avvenuto in epoca fascista, contestualmente alla realizzazione della tombatura a valle ed alla realizzazione del mausoleo fascista: Piazza della Vittoria, che un tempo non aveva forma rettangolare in quanto permetteva il passaggio di un’ansa del Bisagno.
Grazie alla ricostruzione fotografica dell’epoca di Stefano Finauri, attento osservatore del passato attraverso gli occhi dei fotografi del bianco e nero, possiamo vedere e capire le fasi di costruzione dell’imbuto del Bisagno.
video dell’Istituto Luce sui lavori di copertura del bisagno:
video dell‘Istituto Luce sui lavori di realizzazione di Piazza della Vittoria e di copertura del bisagno
Ed ecco la tombatura terminata, e le famigerate arcate del ponte ferroviario che sono rispuntate alla luce del sole con gli eventi del 9 ottobre 2014.
Per la verità gli ingegneri di epoca fascista avevano lasciato una porzione scoperta subito a valle del ponte della ferrovia, cosicchè in caso di alluvione la parte a monte del ponte venisse in qualche misura preservata e il flusso straripante potesse in qualche modo essere convogliato prioritariamente verso mare lunga la strada nuova di copertura e lungo Corso Torino.
Proprio vedendo questo particolare mi è balenata in mente una ipotesi di lavoro che sarebbe da valutare nella immediatezza, per porre un limite se pur temporaneo e non radicale all’area esondabile: la immediata scopertura del torrente in corrispondenza dei negozi posti a valle del ponte ferroviario e la possibilità di regimentare , in caso di allerta, il flusso di acqua esondato a valle del ponte ferroviario in modo da accompagnarlo il più possibile verso mare. Sembra infatti (si veda l’immagine seguente) che i livello che il torrente può raggiungere prima di esondare a monte del ponte ferroviario sia superiore a quello della soletta del pavimento dei negozi a valle del ponte.
Si dovrebbe incidere pesantemente sulla viabilità interrompendola ma solo in caso di forte allerta, disponendo opere movibili di convogliamento che possano essere movimentate con una autogru.
Nella immagine seguente si vede bene che l’attuale Piazza della Vittoria era la Piazza D’armi e piazza Verdi era già tale ma non aveva la forma attuale, in quanto seguiva l’ansa del Bisagno che allora continuava il suo corso con la stessa larghezza che aveva a monte del ponte ferroviario.
Ecco in giallo il percorso degli argini del bisagno prima della tombatura.
Ed ecco qui in rosso il percorso degli argini a seguito della tombatura. E’ evidente come la larghezza del torrente sia stata sacrificata ai fini della nova mobilità che si stava affermando in quei tempi, tuttalegata all’uso della AUTOMOBILE PRIVATA
La cosa più strana in tutta questa vicenda è il perchè dopo la seconda Guerra Mondiale non si sia voluto mettere mano a quelle opere nate per l’orgoglio fascista che minavano la sicurezza della città e che la rendevano di fatto sacrificabile in nome della mobilità privata di massa.
Personalmente credo che sia giunto il momento, dopo tre prove conclamate della insensatezza di queste opere, di cancellare quel peccato originale e rimediare, così come ha fatto la Chiesa che ha chiesto scusa degli errori del passato, recuperando quell’orgoglio partigiano che un tempo aveva messo la parola fine al periodo fascista. Quello che è rimasto della epopea partigiana è tristemente solo il nome di quella superstrada che non lo merita.
Nel momento in cui diviene imminente la ristrutturazione del tratto della tombinatura tra il ponte ferroviario e la foce ci si chiede se non sia invece il caso di realizzare in un’unica opera il ripristino della sezione idraulica precedente alla tombinatura anzichè impegnare considerevoli denari alla realizzazione di una nuova tombatura che da sola non risolve il problema del Bisagno , ma che ha bisogno per avere un qualche senso, di un’altra opera ingegneristica ardita dal costo ingente (lo scolmatore del Bisagno e del Fereggiano); prima che tali opere vengano realizzate, ed al ritmo delle piene attuali, dobbiamo aggiungere anche i danni causati dalle innumerevoli alluvioni passate e possibili.
Qui di seguito propongo una ipotesi di lavoro che prevede un ampliamento della capacità di smaltimento del ponte della ferrovia e del tratto terminale del torrente, con la creazione di due fornici in più rispetto agli attuali, sfruttando un percorso già parzialmente esistente verso est, e l’attuale galleria di via canevari verso ovest. In Magenta sono riportati i fornici esistenti ( si noti il restringimento ad imbuto), in azzurro i possibili ampliamenti ed un nuovo canale (della larghezza indicativa di 15 metri) che eviti l’abbattimento dei palazzi di piazza della Vittoria (valore stimato in circa 250 milioni di euro). Vi sono poi due strade: la creazione di un canale sotterraneo verso la fiera del mare, o il prolungamento a lato del torrente, lungo corso Saffi con parziale deviazione della stessa. E’ possibile che una ipotesi siffatta sia già stata valutata in passato ma non se ne conoscono i motivi dell’abbandono.
Nella immagine seguente si vede una possibile sinergia tra il nuovo affresco di Renzo Piano per la Fiera del mare, e lo sbocco del tratto della galleria di alleggerimento del Bisagno nel tratto terminale, che potrebbe quindi giovare delle migliori condizioni di deflusso a mare favorite dalla assenza di fenomeni meteomarini.
foto tratta da: ceraunavoltagenova.blogspot.com/
foto tratta da: www.delcampe.net
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