Ecco che, dopo aver avuto nell’ordine: un triciclo rosso, una Graziella bianca rubata a mia sorella (anni ’70), una Weeler ibrida (anni ’80), una Bianchi da cicloturismo (nell’85), una Kastle da fuoristrada (anni ’90), una Viner Dablo fine anni ’90, la Weeler rispolverata anni 2000, una Rockraider da battaglia intorno al 2010, ora finalmente nel 2015 mi compro una Treck d’occasione, e dulcis in fundo, LA ELETTRIFICO CON UN KIT!
E’ proprio vero che invecchiando si cambia. Cambiano le bici, cambia il tipo di cocciutaggine, cambia la disponibilità di energia.
Ma poi scopri che inizia una nuova giovinezza, con rinnovate energie anche se non tutte muscolari.
E fu così infatti che, dopo un lungo inverno di stenti e patimenti, tra una bronchite e l’altra, mi ritrovai a decidere di punto in bianco che era il momento di elettrificare la bici, per non rinunciare alla bicicletta.
Dopo una prima ricerca di kit in rete, trovo il rivenditore di una certa marca, che monta anche i suoi kit. Lo contatto, vado a parlargli, mi piace la sua disponibilità, la sua chiarezza espositiva, la sua voglia di cambiare il mondo ed il mercato delle biciclette, l’aver puntato prima di altri su questo mercato con una lungimiranza che spesso manca ai genovesi.
Il negozio è Bikappa Bikes, a Genova San Martino.
Ovviamente è tutto orientato sulla bicicletta elettrica: “come l’elettrica non ce n’è, il futuro è elettrico… torni a sfrecciare nei boschi”….. per me che ne vengo da trent’anni di bici muscolare è tutto un misto tra fantascienza e senso di colpa.
Ma vado avanti, per sentirmi più attuale, più vicino a come evolve il mondo intorno a me, ed a come evolve il mio corpo, senza tradire comunque la voglia di cambiare il mondo, ma anche semplicemente per adeguare il fisico che cambia alla realtà quotidiana.
“Vorrei poter andare fuoristrada, ma anche in città”, gli dico. “Vorrei avere un prodotto affidabile ed adeguato alla bici da upgradare. Vorrei continuare a dosare sforzo fisico, con un aiuto elettrico. Vorrei avere i portapacchi libero per il bauletto”….
Scelgo finalmente il modello e lo compro. Passa qualche tempo per l’approvvigionamento e lo montano. Vado a ritirarlo e lo provo: una vera sorpresa!
Mi cambia di colpo gli orizzonti, ed ho un grande bisogno di provarla i tutte le situazioni per capire cosa ho comprato.
Prima di tutto la provo fuoristrada, era nata anche per quello. Vado da castelletto al righi, via strada delle mura, nessun problema; vado più su, lungo i sentieri del parco delle mura: mi rendo conto che lei ce la farebbe anche ma sono io che non la tengo sul terreno molto sconnesso della carrareccia militare ormai divelta che sale al forte fratello minore.
Il giorno dopo decido di provarla su di una “creuza” in salita. Provo una scalinata che dal cimitero di staglieno sale verso la chiesa di staglieno. Ce la faccio, tutta in sella, marcia da salita e livello minimo di assistenza. Mi esalto, mi sembra di tornare ai vecchi tempi in cui queste salite me le mangiavo per colazione.
Vado tutti i giorni da casa al lavoro, 6 km in discesa ed in salita al ritorno. 160 metri di dislivello. la faccio tutta in sella, mentre prima spesso usavo l’ascensore pubblico.
Arrivo a casa comunque sudato perchè in alcuni punti ho spinto in piedi sui pedali; il bello è che se vuoi puoi dosare bene lo sforzo fisico, ma se sei stanco ti lasci quasi trascinare dal motore. In salita devi comunque spingere oltre una certa pendenza ma meno di come avresti fatto prima senza motore.
Quando vado in piano è bello poter arrivare alla velocità massima e poi spingere con la sola forza fisica mantenendo quella velocità senza l’aiuto del motore, ma se mi stanco posso scendere un pò di velocità e farmi aiutare.
La batteria mi dura due giorni pieni e forse anche tre ma evito di scaricarla completamente. L’autonomia è di circa 30 km ma con un forte dislivello (320 Metri) ed ai massimi regimi (la sto tirando un pò). Certamente se fossi andato in pianura sarebbe durata molto di più.
La sto ancora provando in tutte le condizioni e pendenze stradali per capire come si comporta il motore. Mi abituo ad usarla in tutte le condizioni, ci vuole un pò di esperienza soprattutto per non sollecitare troppo la catena e gli ingranaggi. Meglio cambiare marcia solo poco prima del raggiungimento della velocità massima, oppure togliendo l’assistenza e pedalando da fermo.
E’ forse troppo presto per dare un giudizio definitivo, ma quello che posso dire è che questa soluzione apre nuovi orizzonti ed è davvero di buon auspicio per il futuro delle città: aiuta chi non ha mai avuto una bicicletta a passare dalla moto o dall’auto alla bicicletta, e chi la ha già ad avere quell’aiuto in più che gli permette di dosare la propria potenza fisica a seconda delle situazioni e di sentir colmare sempre più quel divario che c’era tra la sola potenza muscolare e lo strapotere dei motori.
Insomma: il giusto compromesso tra salvare la città e salvarsi la pelle!
E mi rendo conto che il futuro è proprio qui, e sta cambiando già oggi grazie a chi le compra , a chi le vende ed a chi le progetta.
Unico neo: crea dipendenza! sarà difficile tornare indietro.